"La sta maché l'Angiuléna, 
    quella ch'la comoda i oss?" 
    Era una domanda non insolita di fronte alla casa popolare di Viale Venezia 
    angolo via Gorizia. Era li che abitava Angela Mancini, che tutti conoscevano 
    come l'Angiuléna. Se domandate al Porto, sono poche le persone che 
    direttamente o indirettamente non abbiano usufruito della sua opera. Aveva 
    ereditato l'arte dalla madre, la famosa Marianna.
    Anch'essa non era da meno: la sua fama, diffusa in città, si era estesa 
    soprattutto nelle campagne e spesso, negli ultimi tempi, avendo difficoltà 
    a muoversi, col calesse o in auto, veniva accompagnata dall'infermo. Quanto 
    fosse vasta la sua notorietà ce lo fa capire un episodio accaduto intorno 
    al 1965.
 
 
  Un papà accompagna un 
    bimbo di tre anni che da qualche giorno piange per una lussazione al gomito(oggi 
    diremmo pronazione dolorosa). All'ospedale il problema non è stato 
    risolto. Una mano sull'omero, una sull'avanbraccio, leggere torsioni e l'Angiolina 
    dice: "Fatto". Il bimbo smette di piangere, porge la mamina alla 
    nonna "Angela" e a quel punto... si mette a piangere il padre. Normale 
    l'intervento; l'insolito era che quel bimbo veniva da Rimini.
    Potrebbe esserci ancora spazio, oggi per l'Angiuléna? A sentire quante 
    persone si rivolgono a maghi, cartomanti, fattucchiere, veggenti, falsi medici, 
    imbonitori ecc. si direbbe di sì. Ma con la sua serietà e la 
    sua modestia che non metteva a rischio la salute e non approfittava di chi 
    le chiedeva aiuto, sarebbe ancora credibile?